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Crisi, Confindustria: economia

pronta ad accelerare da fine anno

Il Centro studi dell'associazione degli industriali: "Tra fine 2009 e inizio 2010 il consolidamento della ripresa"

2009-10-29

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2009-11-29

Crisi, Confindustria: economia

pronta ad accelerare da fine anno

Il Centro studi dell'associazione degli industriali: "Tra fine 2009 e inizio 2010 il consolidamento della ripresa"

ROMA - Dopo il rimbalzo più forte dell'atteso del Pil mondiale nel terzo trimestre, gli indici congiunturali puntano al consolidamento della ripresa tra fine 2009 e inizio 2010. Lo si legge nell'analisi mensile del centro studi di Confindustria.

INDICATORI IN RECUPERO - L'indice Pmi manifatturiero negli Usa, si legge nell'analisi di novembre del Csc, a ottobre è salito ai massimi dal giugno 2007; nell'Eurozona a novembre è al top da marzo 2008. Il recupero è esteso anche al terziario, ma nell'industria il divario rispetto ai valori pre-crisi rimane molto più ampio e lungo da colmare, a fronte dell'accresciuta concorrenza internazionale sia tra paesi industriali che si trovano nelle medesime condizioni sia dagli emergenti. La persistente debolezza del dollaro, cui è agganciato lo yuan cinese, rende più arduo lo scenario competitivo per l'Eurozona, osserva il Centro studi di Confindustria. Il rialzo delle materie prime, se conferma la migliorata domanda globale di manufatti, erode i margini di profitto già compressi nei sistemi, come la Germania e l'Italia, dove la crisi ha provocato una più marcata caduta della produttività.

ITALIA - Guardando all'Italia, il balzo estivo della produzione industriale (+4%) ha lasciato il posto a una graduale risalita in ottobre-novembre, mentre restano deboli ordini e fatturato; le attese di produzione delle imprese puntano a nuovi incrementi nei prossimi mesi, partendo da livelli sempre molto bassi. Nei Bric (Brasile, Russia, India e Cina) la crescita è sostenuta dai consumi, deboli solo in Russia. Le aziende italiane si orientano con decisione verso quei mercati più dinamici, ma spesso è ampio il distacco con la Germania. È diffuso il miglioramento degli acquisti di macchinari, ostacolati però da credito difficile e ampia capacità inutilizzata. Bce e Fed, ricorda il Csc, stanno ritirando l'espansione non convenzionale, terranno fermi i tassi ufficiali a lungo.

 

28 novembre 2009

 

REPUBBLICA

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2009-11-29

L'analisi mensile del centro studi: l'anticipatore Ocse è in forte e diffuso rialzo da febbraio

Recupero esteso anche al terziario ma nell'industria i livelli restano bassi

Confindustria: segnali di ripresa

tra fine 2009 e inizio 2010

Confindustria: segnali di ripresa tra fine 2009 e inizio 2010

Il presidente di Confindustria Emma Marcegaglia

ROMA - Dopo il rimbalzo più forte dell'atteso del Pil mondiale nel terzo trimestre, gli indici congiunturali puntano al consolidamento della ripresa tra fine 2009 e inizio 2010. L'analisi è del centro studi Confindustria che spiega: "L'anticipatore Ocse è in forte e diffuso rialzo da febbraio ed è sopra la media di lungo periodo. Il Pmi manifatturiero negli Usa a ottobre è salito ai massimi dal giugno 2007; nell'eurozona a novembre è al top da marzo 2008".

Il recupero, prosegue l'analisi mensile, "è esteso anche al terziario, ma nell'industria il divario rispetto ai valori pre-crisi rimane molto più ampio e lungo da colmare, a fronte dell'accresciuta concorrenza internazionale sia tra paesi industriali che si trovano nelle medesime condizioni sia dagli emergenti. La persistente debolezza del dollaro, cui è agganciato lo yuan cinese, rende più arduo lo scenario competitivo per l'eurozona".

Il rialzo delle materie prime, prosegue il testo di Confindustria, "se conferma la migliorata domanda globale di manufatti, erode i margini di profitto già compressi nei sistemi, come la Germania e l'Italia, dove la crisi ha provocato una più marcata caduta della produttività. In Italia il balzo estivo della produzione industriale ( 4%) ha lasciato il posto a una graduale risalita in ottobre-novembre, mentre restano deboli ordini e fatturato; le attese di produzione delle imprese puntano a nuovi incrementi nei prossimi mesi, partendo da livelli sempre molto bassi".

Nei Bric, continua Csc, "la crescita è sostenuta dai consumi, deboli solo in Russia. Le aziende italiane si orientano con decisione verso quei mercati più dinamici, ma spesso è ampio il distacco con la Germania. E' diffuso il miglioramento degli acquisti di macchinari, ostacolati però da credito difficile e ampia capacità inutilizzata.Bce e Fed stanno ritirando l'espansione non convenzionale, terranno fermi i tassi ufficiali a lungo".

Il Centro Studi Confindustria si sofferma poi in dettaglio sui singoli aspetti del quadro economico. In Italia la produzione industriale risale: 1,6% in ottobre e 1% in novembre (stime Csc), dopo il -5,3% di settembre. I livelli restano bassi: -20,8% dai massimi precrisi. Però il miglioramento delle aspettative di produzione delle imprese anticipa ulteriori aumenti di attività a inizio 2010. Ordini e fatturato oscillano su bassi valori. L'indice Pmi manifatturiero è salito ancora in ottobre: 49,2 (47,6 a settembre). Per la prima volta da marzo 2008 è risultato in territorio espansivo il sottoindice della produzione (51,8 da 47,8) e, dopo 21 mesi, quello dei nuovi ordini (50,2 da 47,3). Ha segnato espansione anche il Pmi dei servizi (52,2), dopo quasi due anni.

L'indicatore anticipatore Ocse in settembre è aumentato dell'1,3% su agosto ( 10,8% annuo) e punta a una crescita che proseguirà nella prima metà del 2010.

La ripresa è diffusa a quasi tutti i paesi industriali. Nel 3° trimestre il Pil Usa ha segnato un 0,7%, un aumento per due terzi determinato dai consumi, sostenuti dagli incentivi fiscali; sono tornati a salire gli investimenti residenziali, restano basse le scorte. Molto inferiore è stato l'incremento del Pil nell'area euro ( 0,4%), più accentuato nei paesi orientati all'export (Germania 0,7%, Italia 0,6%). L'aggiustamento di finanza e immobiliare ha penalizzato Regno Unito (-0,4%) e Spagna (-0,3%).

Gli indici pmi confermano a novembre l'espansione dell'attività nell'area euro sia nei servizi (53,2) sia nel manifatturiero (51,0), dove la componente occupazionale a ottobre è tornata positiva in Usa, dopo 14 mesi. Sale ai massimi da settembre 2008 la fiducia nell'area euro. L'indice leading Ocse è salito anche a settembre ( 1,3% su agosto, 3,4% su settembre 2008) e punta al consolidamento della ripresa nell'intera area: 1,9% nel 2010 e 2,5% nel 2011 le ultime previsioni.

(28 novembre 2009)

L'UNITA'

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2009-11-29

Crisi, i consumatori: saldi a Natale

di Laura Matteuccitutti gli articoli dell'autore

Tutti a sperare nel regalo di Natale, che però sono in molti a prevedere deludente, ultimo atto di un anno disastroso. Più che un regalo, un miracolo. Confcommercio stima che nel 2009 il calo dei consumi si attesterà intorno al 2%, Confesercenti concorda, le associazioni di consumatori parlano addirittura di un -2,5-3%, che aumenta a -4% per chi è a reddito fisso. In termini assoluti, significa che gli italiani a fine anno avranno speso qualcosa come 25-30 miliardi in meno rispetto al 2008. Un crollo proporzionale alla perdita di potere d’acquisto, che secondo Federconsumatori quest’anno rispetto allo scorso sarà di 980 euro, 3.600 per chi (centinaia di migliaia di persone) ha un cassintegrato o licenziato in casa, spiega il presidente Rosario Trefiletti.

A Natale, le stime convergono, gli italiani spenderanno in regali meno del già magro 2008: in media 174 euro contro 190. Per consolarsi, partiranno, fosse anche solo per due giorni: il turismo terrà, dice Confesercenti, si sposteranno in 16 milioni. Ma questa sarà l’unica nota positiva. Tanto che i consumatori (Trefiletti ha in mente un Natale a meno 35%) insistono: anticipate i saldi proprio al periodo natalizio, stile Usa. Le organizzazioni di categoria respingono la proposta al mittente: "non possiamo, già abbiamo gravi difficoltà", dice il presidente di Confesercenti, Marco Venturi.

E a loro volta chiedono al governo di detassare le tredicesime e tagliare gli sprechi miliardari della spesa pubbica, ovviamente invano. L’immobilismo nella ricerca di soluzioni non può che generare mostri. CIRCOLO VIZIOSO È l’80% degli italiani a dichiarare di spendere meno, rileva l’Osservatorio sui consumi. Oltretutto, quello di quest’anno è un crollo che si assomma al meno 0,9% del 2008, e che la prevista risalita, l’anno prossimo, allo zero virgola qualche decimale non riuscirà a ripianare. Il commercio affonda nella crisi: con meno soldi in tasca si compra meno, la produzione cala, basti pensare alle auto o agli elettrodomestici, e i negozi arrancano quando non chiudono (Confcommercio prevede un saldo negativo delle attività di 20mila unità al 31 dicembre). Il circolo vizioso non è ancora chiuso, c’è l’altro lato della medaglia: nel settore del commercio sono circa 15mila i lavoratori colpiti dalla crisi, di cui 3mila con contratto di solidarietà, più di 2mila in mobilità e 4.500 in cig (il numero di ore concesse nei primi 9 mesi equivale al complessivo dell’ultimo triennio, e registra più 330% sul 2008).

Tutte persone che avranno sempre meno da spendere, e così via. Non bastasse, questi solo i dati dell’emergenza. Cui va aggiunta tutta un’area grigia di imprese, soprattutto nella grande distribuzione (400mila addetti), che sopravvivono cercando in ogni modo di ridurre l’incidenza del costo del lavoro: aumentando l’uso del part-time, che già raggiunge il 70% dei lavoratori, e dei contratti atipici, chiedendo una sempre maggiore flessibilità, facendo saltare gli integrativi, come hanno fatto Pam e Carrefour, quest’ultima obbligata al ripristino almeno fino al 31 dicembre dal Tribunale di Torino cui i sindacati si sono rivolti. Dice Maria Grazia Gabrielli, della segreteria nazionale Filcams-Cgil: "È impensabile che a pagare la crisi siano solo i lavoratori, sempre più vincolati alle esigenze delle imprese. Le condizioni di lavoro peggiorano ovunque: se l’idea è andare al ribasso, significa che quando la crisi sarà finita ripartiremo da posizioni peggiori per tutti".

29 novembre 2009

 

 

 

 

 

 

il SOLE 24 ORE

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2009-11-29

Confindustria: consolidamento della ripresa

dalla fine del 2009

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28 novembre 2009

Tre miliardi per le imprese

 

Dopo il rimbalzo più forte dell'atteso del Pil mondiale nel terzo trimestre, gli indici congiunturali puntano al consolidamento della ripresa tra fine 2009 e inizio 2010. Lo si legge nell'analisi mensile del centro studi di Confindustria. Il Pmi manifatturiero negli Usa, si legge nell'analisi di novembre del Csc, a ottobre è salito ai massimi dal giugno 2007; nell'eurozona a novembre è al top da marzo 2008. Il recupero è esteso anche al terziario, ma nell'industria il divario rispetto ai valori pre-crisi rimane molto più ampio e lungo da colmare, a fronte dell'accresciuta concorrenza internazionale sia tra paesi industriali che si trovano nelle medesime condizioni sia dagli emergenti.

La persistente debolezza del dollaro, cui è agganciato lo yuan cinese, rende più arduo lo scenario competitivo per l'eurozona, osserva il Centro studi di Confindustria. Il rialzo delle materie prime, se conferma la migliorata domanda globale di manufatti, erode i margini di profitto già compressi nei sistemi, come la Germania e l'Italia, dove la crisi ha provocato una più marcata caduta della produttività.

Guardando all'Italia, il balzo estivo della produzione industriale (+4%) ha lasciato il posto a una graduale risalita in ottobre-novembre, mentre restano deboli ordini e fatturato; le attese di produzione delle imprese puntano a nuovi incrementi nei prossimi mesi, partendo da livelli sempre molto bassi. Nei paesi Bric (Brasile, Russia, India e Cina) la crescita è sostenuta dai consumi, deboli solo in Russia. Le aziende italiane si orientano con decisione verso quei mercati più dinamici, ma spesso è ampio il distacco con la Germania. È diffuso il miglioramento degli acquisti di macchinari, ostacolati però da credito difficile e ampia capacità inutilizzata. Bce e Fed, ricorda il Csc, terranno a lungo fermi fermi i tassi ufficiali.

28 novembre 2009

 

 

 

 

 

 

 

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